25.10.10

SPRAR : I RIFUGIATI E LE AZIENDE AGRICOLE DEL TERRIOTORIO

Grazie alla collaborazione tra lo Sprar di Fara in Sabina e le aziende agricole del territorio, in meno di un anno sono stati inseriti nel mondo del lavoro 10 tra richiedenti asilo e rifugiati.

Sono in media 25 i beneficiari che in un anno transitano nel progetto SPRAR ( progetto di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati) del Comune di Fara in Sabina.
Alcuni di loro sono solo di passaggio, altri decidono di restare a vivere in Sabina e danno al progetto la possibilità di investire sulla loro formazione e su una concreta integrazione lavorativa.
In un periodo di crisi potrebbe sembrare difficile trovare lavoro per dei giovani ragazzi stranieri, che spesso non parlano bene l’italiano. Invece…

Alessandra Foschini, operatrice per l’integrazione lavorativa del progetto, ha intessuto negli anni una rete di relazioni stabili e di collaborazione con alcuni degli imprenditori sabini : “ Quando ci si relaziona per la prima volta con un imprenditore” ci racconta Alessandra “non è facile spiegare cos’è in realtà il progetto. Alcune volte gli imprenditori non hanno nessuna volontà di ascoltare. Non credo sia una forma di intolleranza verso gli stranieri, ma a causa della crisi a volte non hanno davvero la possibilità di offrire lavoro ai nostri beneficiari. Però ci sono degli imprenditori che noi definiamo “illuminati” , con i quali riusciamo a creare un rapporto di collaborazione continuo che porta al paradosso che siano loro a volte a chiamarmi per offrire lavoro ai ragazzi!”.

Le forme di collaborazione tra il progetto e gli imprenditori sono varie, ma hanno tutte la finalità di offrire ai beneficiari la possibilità di acquisire una nuova professionalità (che potranno spendere anche altrove) e di far vedere “quanto valgono” .
“Quello che proponiamo agli imprenditori, quando i ragazzi sono molto giovani e privi di capacità specifiche, sono i tirocini formativi : l’imprenditore forma il ragazzo per circa due mesi mettendo a disposizione un rimborso spese mensile, e alla fine del periodo di formazione può decidere se assumerlo. In base alle nostre esperienze i tirocini formativi vanno quasi sempre a buon fine” ci racconta Alessandra “Questo è uno strumento importante anche per il ragazzo che ha la possibilità di capire se quel determinato lavoro fa per lui.”

Oltre ai tirocini formativi il progetto riesce spesso ad inserire i beneficiari nelle aziende attraverso dei contratti a tempo determinato. Alte volte ancora, anche se è sempre più difficile, con contratti a tempo indeterminato. Questo si verifica quando i beneficiari hanno già formazione ed esperienza alle spalle.

Alessandra precisa : “ In meno di un anno abbiamo inserito 10 ragazzi presso alcune aziende della sabina che attualmente hanno, per la maggior parte, un contratto a tempo determinato” ed inoltre “ Il fatto che i ragazzi abbiano dietro le spalle un progetto SPRAR dà sicurezza all’imprenditore poiché, fin quando il beneficiario non si rende totalmente indipendente, il rapporto di lavoro è un rapporto a tre : beneficiario, imprenditore e progetto. Il progetto ha un doppio ruolo : quello di tutelare ovviamente il beneficiario e di seguirlo in tutte le fasi, ma si mette anche a totale disposizione per l’imprenditore, soprattutto nella facilitazione della relazione tra i due protagonisti. Quando è necessario, facciamo intervenire un mediatore culturale esperto”.

Caso emblematico è quello dell’azienda agricola Giuseppe Marchetti di Torri in Sabina. Alessandra ci racconta “Il Sig.re Giuseppe Marchetti, oltre ad essere un imprenditore molto aperto alla collaborazione con il progetto, collaborazione che ormai dura da 3 anni, è diventato punto di riferimento per i ragazzi, non solo come datore di lavoro, ma proprio come figura di sostegno per la gestione dei problemi quotidiani”. Pare che il Sig.re Marchetti non abbia ceduto neanche di fronte a dei casi davvero difficili da gestire!
Altri rapporti molto positivi sono quelli con il caseificio Agrin di Salvatore Deroma (Torrita Tiberina), La Fattoria S.Michele di Stanislao Cremisini (Cantalupo in Sabina) e l’Azienda Agricola Colle dell’Arci di Flaminia Pizzino.

Il lavoro quindi risulta essere lo strumento principale per l’integrazione, non solamente perché il beneficiario impara un mestiere ma perché il luogo di lavoro diventa un contenitore in cui poter imparare meglio la lingua, tessere relazioni al di fuori del progetto e soprattutto creare indipendenza.

Articolo Pubblicato su Rello di Novembre.